Titolo Originale: Only God Forgives
Regia: Nicolas Winding Refn
Sceneggiatura: Nicolas Winding Refn
Produttori: Lene Borglum, Sidonie Dumas, Vincent Maraval
Interpreti: Ryan Gosling, Kristin Scott Thomas,Yayaying,Vithaya Pansringarm, Tom Burke
Anno: 2013
Nazionalità: USA, Francia, Tailandia, Svezia
Durata: 90 min.ca
Julian e Billy sono due fratelli che gestiscono una palestra a Bangkok, in realtà quel posto è solo una copertura per i loro loschi traffici di droga. Una sera Billy stupra e uccide una prostituta di sedici anni, a quel punto il padre della giovane, con l'aiuto di uno spietato poliziotto, si vendica e uccide Billy. Venuta a conoscenza del fatto, Jenna, la folle e crudele madre del ragazzo si reca a Bangkok con l'intento di trovare i responsabili della morte del figlio e per fare ciò si rivolge anche al suo secondogenito Julian. Il tutto porterà ad una tremenda e violentissima spirale di vendetta e morte.
Bisogna chiarirlo subito, chi si aspetta un film sulla falsariga di "Drive" rimarrà deluso, in comune le due pellicole hanno solo il regista e l'attore protagonista, il resto è completamente differente e a detta di chi scrive, un po' inferirore rispetto alla pellicola del 2011.
Intendiamoci, questa nuova "creatura" di Refn è sicuramente un bel film, girato in maniera a dir poco superaltiva, con una fotografia che mozza veramente il fiato, ed effetti sonori potenti come non mai, il problema però è che effettivamente il film fatica a decollare a differenza della precedente opera del regista danese, la quale sin dal suo folgorante inizio inchiodava lo spettatore alla sedia, anche nelle sequenze più lente e statiche, mentre qui Refn, forse, dilata i tempi in maniera eccessiva e anche le scene più movimentate risultano un tantino torpide, ma i difetti finiscono qui per dare spazio ai tanti pregi.
Su tutti, come detto, la regia che è veramente divina, il montaggio, l'uso della cinepresa, la fotografia, che ci mostra una Bangkok cupa, spettrale e terribilmente inquietante.
Gli attori, Ryan Gosling si conferma, ancora una volta, uno degli attori più bravi della sua generazione nonostante il suo personaggio dica tre parole in tutto il film, ma la potenza, l'intensità e la profondità del suo sguardo triste/arrabbiato/impotente e feroce allo stesso tempo, sono sufficenti per lasciarti a bocca aperta; Kristin Scott Thomas, che ci regala uno personaggio di una perfidia e depravazione unica, ma forse chi lascia veramente il segno è il personaggio del poliziotto interpretato da Vithaya Pansringarm, ecco lui mi ha fatto venire la pelle d'oca; un personaggio che dovrebbe, in teoria, essere il buono della situazione, colui che è dalla parte del giusto, ma che in realtà si dimostra più freddo, sadico e spietato dei criminali ai quali da la caccia; per lui uccidere, torturare chiunque non gli vada a genio è semplice come bere un bicchier d'acqua, per lui è normale routine, significative sono le scene in cui, con tutta tranquillità, dopo aver ucciso e torturato, il nostro "eroe" se ne va in un club frequentato da poliziotti e si mette a cantare in maniera serafica.
Lui è vuoto, non ha emozioni e ciò lo si vede anche nella scena in cui tortura un trafficante di droga, una scena a dir poco sconvolgente e che raggiunge picchi di ferocia veramente altissimi.
Come sempre Refn si diverte a dare i consueti scossoni al pubblico inserendo a tradimento scene violentissime e brutali all'interno di momenti lenti e apparentemente tranquilli.
Un altro aspetto molto interessante è quello del rapporto tra Julian (Gosling) e sua madre (la Thomas) un rapporto morboso e palesemente edipico, non a caso, certe frasi e certi atteggiamenti della donna lasciano presagire che quest'ultima possa aver avuto in passato rapporti sessuali con entrambi i suoi figli e se vogliamo questo è un ulteriore modo che Refn ha usato per distanziarsi da "Drive" perchè se in quel film Gosling era l'eroe quasi indistruttibile e devastante, in questo film è un vero perdente, un uomo simbolicamente "castrato" dalla propria madre/tiranna, un uomo che non riesce a prendere nessuna decisione, che non riesce ad andare con le altre donne e che messo davanti all'assassino del fratello non ce la fa nemmeno a vendicarlo, insomma un personaggio patetico per il quale non si può provare altro che una grande pena.
Il film procede in maniera lenta (forse pure troppo) e inesorabile fino al simbolico finale, che ovviamente non svelerò.
Quindi com'è il mio giudizio per questo film? Beh sicuramente buono, ma forse si poteva fare di più, anche se era difficile riuscire ad arrivare nuovamente ai livelli dell'immenso "Drive", il quale è senza dubbio uno dei noir più belli degli ultimi anni, però ancora una volta Refn dimostra di saper usare la cinepresa come pochi altri registi e di possedere un linguaggio cinematografico molto particolare e accattivante, quindi indubbiamente questo "Only God forgives" è un film che va visto, anche se sono certo che dividerà parecchio il pubblico, cosa che ha effettivamente ha fatto al festival di Cannes, dove è stato accolto sia dagli applausi, ma anche da molti fischi.