giovedì 24 gennaio 2013

Rec 3 - La Genesi

Titolo Originale: Rec 3 - Genesis
Regia: Paco Plaza
Sceneggiatura: Paco Plaza, Luis Berdejo, David Gallart
Produttori: Julio Fernandèz, Jaume Balaguerò
Interpreti: Leticia Dolera, Diego Martin, Ismael Martinez, Alex Monner....
Anno: 2012
Nazionalità: Spagna
Durata: 80 min. ca

I giovani Diego e Clara si sono appena sposati e stanno festeggiando, con amici e familiari, il matrimonio dentro una bellissima villa. Tutto procede per il meglio quando ad un tratto alcuni invitati iniziano ad aggredirne, inspiegabilmente, degli altri scatenando l'inferno nel giro di pochi minuti.
La giovane coppia di sposi e i loro amici si troveranno a dover affrontare un'orda di famelici e spietati zombi assassini.


Prequel del dittico diretto a quattro mani da Jaume Balaguerò e Paco Plaza, questo "Rec 3 - La genesi" è diretto questa volta solo da Plaza e più che un prequel lo si potrebbe considerare come un film a se stante o al massimo parallelo al primo, già perchè gli eventi che ci vengono narrati si svolgono in contemporanea con i drammatici eventi del primo capitolo, inoltre il film è indubbiamente differente rispetto ai suoi due predecessori dal momento che lo stile mockumentary viene utilizzato solo nei primi 15 minuti passati i quali, si torna ad uno stile visivo classico; anche lo spirito del film è notevolmente mutato dal momento che le atmosfere drammatiche e, a modo loro, realistiche dei primi due film, vengono questa volta soppiantante da un clima più puramente goliardico e "fumettistico" nonchè  auto-ironico.
L'intento del film, infatti, è quello di divertire lo spettatore con le consuete scene ultra-gore (alquanto notevoli devo dire) e tipiche battutacce da film di serie b.
A sentire ciò verrebbe da dire che questo Rec 3 sia una sola e invece, a parere di chi scrive, la pellicola di Plaza risulta essere, tutto sommato, una pellicola divertente e abbastanza ben girata.
L'idea di far cadere la telecamera in spalla quasi all'inizio e passare appunto da uno stile in POV ad uno stile classico l'ho trovata  geniale, anche perchè, sono onesto, il filone mockumentary non mi è mai piaciuto tanto, quindi vedere un film con lo stile classico mi ha garbato maggiormente anche se, posso comprendere, le critiche dei fan, soprattutto per quanto riguarda le scene quasi comiche, che sono sicuramente volute, ma che, a dirla tutta, alla lunga un pochetto, stancano.
Il film, però, scorre bene per tutta la sua breve durata e il finale è di innegabile impatto e riesce perfino a commuovere, almeno questa è la sensazione che ho provato io.
Quindi in conclusione trovo che questo "Rec 3" sia nettamente inferoriore al primo capitolo, che andai a vedere con molto scetticismo per poi uscire dalla sala  soddisfatto, ma superiore al secondo, che invece mi deluse abbastanza, soprattutto per il fatto che partiva come zombi-movie per poi diventare una specie di "esorcista dei poveri" con tanto di posseduti che insultavano il solito prete intontito di turno; per carità anche il secondo aveva i suoi momenti, ma complessivamente mi ha lasciato piuttosto freddino, cosa che invece non è accaduta col terzo, che ripeto, è pieno di difetti, ma in ogni caso, fa il suo lavoro.
Ora sono molto curioso di vedere cosa tireranno fuori dal quarto capitolo attualmente in fase di pre-produzione.
PS: Il film in italia è stato distribuito malissimo, è uscito in pochissime sale e infatti non sono riuscito a visionarlo al cinema, come invece avevo fatto per i primi due, peccato :-(.

martedì 22 gennaio 2013

Rogue River

Titolo Originale: ID
Regia: Jourdan McClure 
Sceneggiatura: Kevin Haskin, Ryan Finnerty
Produttori: Jo Haskin, Adam Targum, Kevin Haskin, Zachery Ty Bryan
Interpreti: Bill Moseley, Michelle Page, Chris Coy, Lucinda Jenney....
Anno: 2012
Nazionalità: USA
Durata: 81 min.ca

La giovane Mara si reca nelle rive del fiume Rogue per disperdere le ceneri del padre, li incontrerà uno strano individuo di nome Jon, il quale si offrifrà di darle un passaggio e di ospitarla per la cena nella sua casa di campagna che divide con la moglie malata Lea.
Questi due, apparentemente innocui coniugi però, nascondono un terribile segreto e per Mara sarà l'inizio di un incubo....


Mentre guardavo questo film mi sono venute in mente pellicole di nicchia ancora inedite in Italia, pellicole come Hatchet 2, Silent Night, Mother's Day, Laid to Rest 1 e 2 e anche altre, alcune di queste le ho visionate altre no, ma anche quelle che non ho visto credo proprio che siano migliori di questa immonda ciofeca che da noi è uscita e quindi mi sono chiesto "ma che hanno nella testa i distributori italiani????" a questa domanda credo che non riuscirò mai a dare risposta, ma veniamo al film.
La pellicola non funziona praticamente mai e toppa sotto ogni punto di vista, sia quello tecnico, con una fotografia simile a quella di un telefilm di quarta categoria, un montaggio superficiale una sceneggiatura sconclusionata e piena di buchi e una regia piatta e completamente anonima, il tutto "incoronato" da un cast di attori piuttosto scarsi, fatta eccezione per Bill Moseley, che anche in questo caso si conferma un ottimo caratterista, ma ahimè, la sua presenza non basta a risollevare dal piattume e dalla mediocrità una pellicola che annoia dall'inizio alla fine e che non regala nemmeno uno spavento che sia uno, ma solo tanta banalità e scene di violenza (tra l'altro molto limitata) talmente mal gestite da risultare quasi comiche.
Sorvolando sui numerosi buchi di sceneggiatura, si arriva, con grande fatica, ad un finale prevedibile e per nulla d'effetto, con la protagonista talmente odiosa che quasi ti spinge a parteggiare per i due cattivi di turno, ovvero Moseley e la "moglie", personaggi, anche questi ultimi molto mal delineati e nonostante, come accennato prima, Moseley ce la metta tutta per rendere credibile il suo personaggio, non riesce purtroppo a lasciare il segno, ma non per colpa sua perchè quando ha interpretato Testa di Latta in "Non aprite quella porta 2" e Otis ne "La casa dei 1000 corpi" e " La casa del Diavolo" mi ha fatto letteralmente sognare, solo che in quei casi specifici si trovava all'interno di film grandiosi diretti a loro volta da grandissimi registi come Tobe Hooper e il mio adorato Rob Zombie, questa volta invece l'esordiente McClure (che forse è un cane come il Troy McClure dei Simpson XD) si dimostra del tutto incapace di gestire il materiale già abbastanza piatto che ha a disposizione.
Insomma, un filmaccio noioso, girato coi piedi che va evitato come la peste bubbonica.

venerdì 18 gennaio 2013

Django Unchained

Titolo Originale: ID
Regia: Quentin Tarantino
Sceneggiatura: Quentin Tarantino
Produttori: Reginal Hudlin, Pilar Savone, Stacey Sher
Interpreti: Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo di Caprio, Kerry Washington, Walton Goggins, Franco Nero, Don Johnson, Dennis Christopher, James Remar....
Anno: 2012
Nazionalità: USA
Durata: 165 min.ca

Il cacciatore di taglie di origine tedesca King Schultz è alla ricerca dei feroci fratelli Brittle, per poterli trovare più velocemente libera lo schiavo di colore Django il quale si dimostrerà un abile pistolero. I due riescono a trovare  i fratelli Brittle e una volta incassata la taglia, Schultz decide di tenere Django con se e farne il suo pupillo, ma l'obiettivo di Django è uno solo: liberare l'amata moglie Broomhilda che si trova a Candyland, piantagione di proprietà del malvagio e sadico negriero Calvin Candie. Sarà uno scontro all'ultimo sangue.


Quale modo migliore per inaugurare il mio blog se non quello di recensire il nuovo film del maestro Tarantino?
Attendevo questo film con ansia e sono felice di poter dire che la mia attesa è stata ampiamente ripagata, già perchè questo "Django Unchained" è indubbiamente una delle opere più belle, personali e complete di Quentin dal momento che ad ogni inquadratura si può percepire lo sconfinato amore che questo grande regista ha per il genere western.
La pellicola infatti è un sincero e sentito omaggio ai nostri spaghetti western, in particolare a quelli di Sergio Leone e Sergio Corbucci (due dei registi che Quentin ama di più in assoluto) il tutto, però, messo in scena con il solito e inconfondibile tocco pulp al quale il regista ci ha abituati.
Già la scena iniziale, quella della liberazione di Django da parte del dr. Schulzt, un sempre più bravo Christoph Waltz, lascia lo spettatore a bocca aperta per il suo essere ironica, ma al tempo stesso carica di tensione e si può affermare che tutto il film procede in questo modo, scene divertenti colme di un'atmosfera quasi  idilliaca, atmosfera che però viene violentemente scossa da scoppi improvvisi di inaudita violenza e in questo Tarantino non risparmia nulla: torture di ogni tipo, pestaggi, frustate, schiavi lasciati sbranare dai cani e sparatorie talmente sanguinolente (soprattutto quella finale) da far impallidire anche l'amante dello splatter più incallito.
Ma al di là della violenza estrema, dei sempre mitici e folli dialoghi tarantinani, il film è anche un atto di denuncia  nei confronti di una della pagine più scure e vergognose della storia americana, lo schiavismo appunto, un tema scottante che fino ad ora, nel cinema, non era mai stato affrotnato in un film di genere come questo, è proprio questo è uno dei maggiori pregi di "Django Unchained", il fatto di essere un film di intrattenimento, ma che allo stesso tempo costringe lo spettatore a riflettere su ciò che sta vedendo e quando un film nato principalmente per intrattenere e divertire riesce anche ad avere una tale profondità non può che essere una vittoria per l'arte cinematografica.
Dal punto di vista tecnico sarebbe anche superfluo parlarne, il film è perfetto, la fotografia è a dir poco affascinante, il montaggio è curatissimo, la sceneggiatura e di conseguenza il ritmo di tutta la pellicola inchiodano lo spettatore alla poltrona e fanno si che la durata di quasi 3 ore voli via in men che non si dica.
La regia di Quentin, come detto prima, omaggia il filone western tricolore con le improvvise zoomate in puro Leone style, la colonna sonora, con brani composti dal grande Morricone e da altri artisti riecheggia alla grande le atmosfere di classici come "Per un pugno di dollari" o "Il buono il brutto e il cattivo". Non posso fare analogie con il cinema di Corbucci, a parte il cameo/omaggio di Franco Nero, perchè è un cinema che non conosco, anche se dopo questo film mi è venuta voglia di recuperare il Django del 1966.
Anche il cast, come in tutti i film di Tarantino, è ottimo: Christoph Waltz, che già aveva scioccato il mondo intero con il suo Hans Landa di "Bastardi senza gloria", ci regala un personaggio veramente fuori dagli schemi, un anti-eroe che solo all'apparenza sembra cinico e freddo sicario a pagamento, ma che in realtà rivela di essere, fra tutti, quello più umano, non a caso Schultz è quello che resta più turbato e inorridito di fronte alle indicibili crudeltà che vengono perpetrate ai danni degli schiavi, crudeltà messe in atto dal perfido Calvin Candie interpretato da un Di Caprio, che definire maestoso è un eufemismo, già perchè il suo Candie è veramente l'incarnazione del male, un villain talmente viscido, laido e perverso che si prova disgusto e malessere ogni volta che viene inquadrato dalla cinepresa.
Di Caprio regala, a parer mio, la sua migliore interpretazione dimostrando ancora una volta di essere uno degli attori più bravi attualmente in circolazione, e infatti, anche questa volta è stato vergognosamente snobbato agli oscar non riuscendo ad ottenere nemmeno la nomination... mah, spesso mi chiedo che cosa hanno in testa i membri della giuria dell'academy.
Divertentissimo il personaggio Stephen, lo schiavo anziano interpretato da un Samuel L. Jackson in forma smagliante che ci presenta un personaggio cattivo e viscido quasi quanto quello interpretato da Di Caprio, Stephen infatti è il tirapiedi di Candie e nutrendo per quest'utimo una venerazione quasi maniacale ha completamente rinnegato le proprie radici e si è rivoltato contro la propria gente, non a caso la bella e fragile Broomhilda è terrorizata più da Stephen che da Candie.
Perfetto anche Jamie Foxx nel ruolo del rude protagonista Django, l' "eroe" della situazione, eroe, ma al tempo stesso uno spietato esecutore che non guarda in faccia nessuno pur di raggiungere il suo scopo, quello di liberare la sua amata, uno scopo nobile, che però Django raggiunge passando sui cadavari di tutti, rimanendo immobile e indifferente alle torture che Candie infligge agli altri schiavi, quindi anche questa volta Tarantino non banalizza i suoi personaggi, non li divide in buoni o cattivi a 360°, come in tutti i suoi film anche il personaggio più "positivo" non è mai completamente puro.
Concludo dicendo che la genialità, la classe e la follia di questo grande autore hanno colpito di nuovo regalando a noi cinefili un'altra perla da vedere e rivedere, una perla che come tutte le altre regalateci dal buon Quentin non scende a compromessi e non vuole assolutamente accontentare lo spettatore medio, già perchè come dice sempre proprio Tarantino: "il mio cinema o lo si ama o lo si odia".
Io personalmente LO AMO, e voi? :-)